INSIDE - CONFERENZA
TESTO CONFERENZA INSIDE - ovvero perché guardare dentro, dentro di noi , invece che quello che succede fuori.
Perché L’uomo che vuole conquistare la luce deve decidersi a osservare la sua ombra.
In queste riflessioni ci baseremo sui suggerimenti di Carl Gustav Jung, uno degli innovatori più brillanti del campo della psicologia e uno degli studiosi più esperti dell’animo umano.
Mentre nell’incontro del 19 giugno rifletteremo sugli insegnamenti dello scrittore e metafisico Neville Goddard.
Sia Jung che Goddard sono vissuti nel secolo scorso, ma hanno gettato le basi su cui possiamo avviare un processo di trasformazione nella nostra vita liberandoci dai pesi inutili che ci portiamo dal passato e iniziare veramente a realizzare i nostri desideri ed essere più felici.
‘’’Carl Gustav Jung, nato nel 1875 in Svizzera, è stato un pioniere della psicologia. Dopo aver studiato medicina e specializzatosi in psichiatria, Jung iniziò a collaborare con Sigmund Freud, il padre fondatore della psicoanalisi, dal quale poi si distaccò per sviluppare le proprie teorie.
Uno dei concetti chiave dell’opera di Jung è l'“ombra”, che rappresenta gli aspetti inconsci e repressi della personalità.
Jung sosteneva che l'ombra contiene desideri, paure e tratti che la persona tende a negare o ignorare.
Affrontare e integrare l'ombra è fondamentale per il processo di individuazione, ovvero il percorso verso la realizzazione del sé autentico, per avere una vita più equilibrata, illuminata dalla luce della presenza e consapevolezza.’’’’
Gli insegnamenti di Carl Jung e di Neville Goddard sono stati ripresi e portati avanti da numerosi psicologi e scrittori illuminati dei giorni nostri .
Le scoperte della fisica quantistica confermano le teorie e i metodi di Jung e Gòddard, invitandoci a riflettere su concetti già espressi dalle antiche filosofie orientali, come i Veda e il Taoismo.
Carl Jung ha mostrato un profondo interesse per le filosofie orientali, tra cui il Taoismo e le tradizioni vediche dell'India. Infatti Jung sviluppò l'idea del Sé come totalità della psiche, un concetto che trova paralleli nel Taoismo e nelle filosofie vediche.
- Jung era affascinato dal concetto di sincronicità, che descrive eventi connessi da un significato piuttosto che da una causa. Questo principio è strettamente legato al Taoismo .
- Jung riconosceva il valore delle pratiche spirituali orientali, come la meditazione , per favorire l'individuazione e la comprensione del Sé.
- Infine Jung parlava spesso della necessità di integrare gli opposti, un concetto che è affine con il bilanciamento tra Yin e Yang nel Taoismo
Già nei secoli scorsi queste filosofie affermavano che viviamo in un universo olografico in cui tutto vibra e si rispecchia nel tutto, che tutto è collegato e interdipendente.
Ogni essere umano vibra ad una certa frequenza a seconda di quelli che sono i suoi pensieri e le sue emozioni, creando la sua realtà.
La filosofia Veda e il taoismo, due tradizioni spirituali antiche, offrono una visione profonda dell'interconnessione e dell'interdipendenza di tutte le cose.
Nei Veda, il concetto di ‘Brahman’, l'unità fondamentale dell'universo, sottolinea che tutto è parte di un unico tessuto cosmico. Ogni essere vivente, ogni pensiero e ogni emozione contribuiscono a questa totalità, creando una realtà condivisa.
Allo stesso modo, il taoismo, con il suo principio del Tao, ci insegna che ogni elemento dell'universo è interconnesso e in continuo cambiamento. Il Tao rappresenta il flusso naturale dell'esistenza, e ogni individuo vibra a una certa frequenza in base ai propri pensieri e alle proprie emozioni. Questa vibrazione determina non solo la propria esperienza personale, ma anche come ognuno di noi interagisce con l'ambiente circostante.
Quando un individuo coltiva pensieri positivi e emozioni elevate, innalza la propria frequenza vibratoria, contribuendo a creare un mondo più armonioso.
Al contrario, pensieri negativi possono abbassare questa frequenza, generando disarmonia. In questo modo, sia nei Veda che nel taoismo, si evidenzia la responsabilità di ciascun individuo nel plasmare la propria realtà attraverso la consapevolezza delle proprie vibrazioni interiori.
Capiamo così l'importanza di instaurare un equilibrio tra sé stessi e l'universo che ci circonda e di cui siamo parte integrante.
Poniamoci ora alcune domande :
- Sto vivendo la vita che desidero ?
- Posso cambiare le altre persone o le circostanze che non mi piacciono ?
- Come posso accettare ciò che non posso cambiare ?
Purtroppo non posso cambiare gli altri e nemmeno le circostanze. L’unica cosa che posso cambiare è me stesso e il modo in cui percepisco ciò che accade attorno a me.
Il mondo esterno riflette il tuo mondo interno. Come diceva Jung, ciò che viviamo all’esterno è un’immagine, un riflesso delle nostre emozioni, convinzioni, pensieri e vibrazioni interiori. Se desideri cambiare la tua realtà esteriore — che si tratti di relazioni, situazioni o circostanze — il primo passo devi farlo rivolgendoti all’interno di te stesso. Cambiando il modo in cui pensi, senti e ti percepisci, modifichi le energie che emani, e queste si traducono in nuove esperienze nel mondo esterno.
In altre parole, il cambiamento autentico nasce dall’interno, perché il mondo che percepiamo è un’eco delle nostre vibrazioni più profonde.
Per creare una realtà diversa, quindi, bisogna lavorare sulla propria interiorità, coltivando pensieri positivi, emozioni di gratitudine e un senso di pace, affinché anche il mondo intorno a te possa riflettere questa nuova armonia.
Ma cosa trovo quando vado ad esplorare il mio interiore ? Trovo quella che Jung chiamò OMBRA.
Secondo Carl Jung, l'ombra rappresenta gli aspetti inconsci della personalità che una persona tende a rifiutare o reprimere. Questi possono includere emozioni, desideri, tratti e comportamenti considerati inaccettabili o negativi.
L'ombra è una parte inevitabile e naturale dell'essere umano, ma spesso viene ignorata o negata, portando a conflitti interiori e a una mancanza di autenticità.
L'ombra, secondo Jung, è composta da diverse sfumature dell'interiorità umana.
Queste sono varie componenti che possono contribuire a formare l'ombra:
1. Emozioni represse: Rancore, gelosia, paura, tristezza, rabbia.
2. Desideri inconfessabili: Aspirazioni o bisogni che si percepiscono come inaccettabili.
3. Tratti di personalità negativi: Egoismo, arroganza, manipolazione, aggressività.
4. Ma ci sono anche Aspetti della personalità non sviluppati: Talenti o qualità che non sono stati coltivati o riconosciuti.
5. Paure e insicurezze: Timori legati al giudizio degli altri o al fallimento.
7. Pregiudizi e stereotipi: Opinioni negative su gruppi o individui che riflettono conflitti interiori.
8. Ricordi traumatici: Esperienze dolorose o traumatiche che sono state rimosse dalla coscienza.
9. Proiezioni: Attribuzione di tratti indesiderati agli altri, che riflettono le proprie paure o debolezze.
E qui apriamo una parentesi sul concetto psicologico di 'proiezione' .
Secondo Jung, si riferisce al meccanismo attraverso il quale una persona attribuisce agli altri, tratti, emozioni o comportamenti che in realtà appartengono a se stessa.
Questo avviene in modo inconsapevole, e serve, alla persona che attiva la proiezione, come strategia per evitare di affrontare aspetti scomodi della propria personalità.
Ecco come funziona la proiezione:
1. Quando una persona ha sentimenti, pensieri o comportamenti che considera inaccettabili (come la rabbia, l'invidia o la vulnerabilità), può proiettarli sugli altri per non doverli affrontare in sé stessa.
2. Attribuire tratti indesiderabili agli altri permette di semplificare la realtà. Invece di confrontarsi con le proprie debolezze, la persona può vedere il mondo in bianco e nero, identificando gli altri come "buoni" o "cattivi", giusti o ingiusti, senza riconoscere le sfumature.
3. La proiezione funge da meccanismo di difesa. Ad esempio, una persona che si sente insicura riguardo alla propria competenza potrebbe accusare gli altri di essere incompetenti . In questo modo, evita di affrontare le proprie insicurezze.
4. Le proiezioni spesso rivelano paure o debolezze interiori. Se qualcuno proietta la propria aggressività sugli altri, può rivelare la propria paura di essere percepito come debole…. Ne sappiamo qualcosa?
Se volete facciamo degli esempi per capire meglio il concetto di proiezione.
Proiezione nella famiglia:
Il padre, dopo aver vissuto molte esperienze di insicurezza sul lavoro e di fallimenti personali, si sente spesso vulnerabile e teme di non essere all’altezza delle aspettative degli altri. Tuttavia, invece di riconoscere le proprie paure, le proietta sulla moglie e sui figli. Ad esempio, potrebbe accusare la moglie di essere troppo insicura o di non fare abbastanza per la famiglia, anche se in realtà lui stesso si sente insicuro e ha paura di non riuscire a garantire un futuro stabile. Oppure, potrebbe criticare i figli per non essere abbastanza ambiziosi o per non avere successo, proiettando su di loro le sue paure di fallimento .
In questo modo, il padre non affronta direttamente le sue insicurezze, ma le riversa sugli altri, creando tensioni e fraintendimenti all’interno della famiglia. La moglie e i figli, inconsapevoli di questa dinamica, possono sentirsi giudicati o inadeguati, alimentando a loro volta insicurezze e difese che perpetuano il ciclo. Questa proiezione impedisce al padre di lavorare sulle proprie paure e di instaurare un rapporto più autentico e sereno con sé stesso e con gli altri.
Vediamo ora quali sono le Implicazioni :
Le proiezioni possono creare conflitti nelle relazioni interpersonali, poiché possono portare a malintesi e giudizi errati.
Jung ci dice che riconoscere le proprie proiezioni è un passo importante e chiama questo ‘processo di individuazione’, poiché aiuta a integrare parti di sé che sono state rifiutate.
Questi elementi, se non riconosciuti e integrati, possono influenzare negativamente il comportamento e le relazioni. Perciò il lavoro su di sé e l'accettazione dell'ombra sono fondamentali per la crescita personale.
Jung sosteneva che affrontare e integrare l'ombra fosse fondamentale per il percorso di crescita personale verso la realizzazione del sé autentico.
Riconoscere l'ombra permette di esplorare la propria interiorità, accettare la totalità di sé e raggiungere un equilibrio psicologico ed emotivo.
L’ombra, non è solo una fonte di conflitto interno, ma possiede anche un potenziale creativo e di trasformazione.
Non posso cambiare gli altri ma posso cambiare me stesso e, di conseguenza, cambieranno anche le persone e le situazioni attorno a me.
SISTEMA NERVOSO
Apriamo ora un’altra parentesi perché volevo approfondire brevemente il funzionamento del nostro sistema nervoso, che possiede funzionalità straordinarie ma è progettato per funzionare secondo codici e meccanismi che si sono evoluti nel corso della storia umana. Questi codici riflettono le esperienze e le necessità dei nostri antenati preistorici, contribuendo alla loro e di conseguenza la nostra, sopravvivenza.
Quando incontro dei pericoli o delle situazioni che il mio cervello percepisce avverse, il mio cervello conosce solo due strade : LOTTA O FUGA
Quando percepiamo una situazione di pericolo, il nostro sistema nervoso attiva una serie di risposte fisiologiche e chimiche per prepararci a reagire. Il nostro sistema nervoso è rimasto identico a quello dei nostri primogenitori che andavano a caccia e potevano trovarsi improvvisamente davanti a belve feroci.
Il sistema nervoso attiva in automatico in una frazione di secondo tutte le risposte che vedremo ora:
1- Aumento della frequenza cardiaca**: Il cuore batte più velocemente per pompare più sangue ai muscoli e agli organi vitali.
2. Aumento della pressione sanguigna: Le arterie si restringono, aumentando la pressione per garantire un apporto rapido di sangue.
3. Rilascio di adrenalina e noradrenalina: Questi ormoni aumentano l'energia e la vigilanza, migliorando la capacità di reazione.
4. Dilatazione delle pupille: Le pupille si allargano per aumentare l'ingresso di luce, migliorando la visione.
5. Rallentamento delle funzioni non essenziali: Processi come la digestione vengono ridotti per concentrare le risorse.
6. Aumento della respirazione: La frequenza respiratoria aumenta per fornire più ossigeno al corpo.
7 Tensione muscolare: I muscoli si contraggono e si preparano per un'azione rapida.
8. Sensibilità aumentata: I sensi diventano più acuti, migliorando la percezione dell'ambiente circostante.
9. Produzione di cortisolo: L'ormone dello stress viene rilasciato dalla corteccia delle ghiandole surrenali per aiutare il corpo a gestire la situazione.
Queste risposte sono progettate per aiutare l'individuo a reagire rapidamente e in modo efficace a una minaccia.
Al giorno d’oggi non abbiamo più a che fare con belve feroci ma gli stimoli che possono scatenare queste reazioni nel nostro organismo sono ugualmente tante e molto presenti.
Il problema è che troppo spesso il nostro sistema nervoso percepisce come pericolose situazioni di tutti i giorni e quindi anche le normali attività quotidiane possono attivare frequentemente il nostro sistema nervoso simpatico, contribuendo a uno stato di ansia e stress prolungato.
Situazioni comuni come il lavoro, le scadenze, i conflitti interpersonali e l'eccesso di stimoli (come il traffico e il sovraccarico informativo) possono attivare la risposta "lotta o fuga".
Questo meccanismo, originariamente progettato per affrontare situazioni di emergenza, può diventare problematico se attivato in modo costante.
Ecco quanli sono le conseguenze dell'attivazione continua della risposta "lotta o fuga":
Aumento della produzione di ormoni: L'adrenalina e il cortisolo vengono rilasciati in risposta allo stress. Un'elevata esposizione a questi ormoni può portare a una serie di problemi di salute.
1. Problemi cardiovascolari: L'aumento della frequenza cardiaca e della pressione sanguigna può contribuire a malattie cardiache e ipertensione.
2. Compromissione del sistema immunitario: Un eccesso di cortisolo può indebolire il sistema immunitario, rendendo l'organismo più vulnerabile a infezioni e malattie.
3. Disturbi del sonno: L'attivazione costante del sistema nervoso simpatico può rendere difficile rilassarsi e addormentarsi, portando a insonnia e affaticamento.
4. Problemi digestivi: può influenzare negativamente la digestione, causando disturbi come gastrite, sindrome dell'intestino irritabile e altri problemi gastrointestinali.
5. Difficoltà cognitive: L'eccesso di stress può compromettere la memoria e la capacità di concentrazione, rendendo difficile affrontare le normali attività quotidiane.
6. Problemi emotivi: L'ansia, la depressione e l'irritabilità possono aumentare a causa dello stress cronico, influenzando le relazioni personali e la qualità della vita.
7. Comportamenti malsani: Per far fronte allo stress, alcune persone possono ricorrere a comportamenti poco salutari, e adottare strategie di adattamento inappropriate: Iperlavoro, iperattività, mangiare troppo, farmaci, alcol, caffeina, fumo, droge… Ne consegue un crollo con esaurimento psicofisico, burn-out, malattie cardiache, depressione ecc…ne sappiamo qualcosa ???
vi prego ognuno pensi solo a se stesso e non a puntare il dito su altri… solo così queste riflessioni possono esserci di aiuto.
In sostanza, un ambiente stressante e le normali pressioni quotidiane possono attivare in modo costante la risposta "lotta o fuga", con conseguenze significative sul benessere fisico e mentale.
Spesso viviamo in uno stato, reale o anche solo immaginato, di minaccia continua, e il nostro sistema nervoso parasimpatico non riesce più a ripristinare le normali condizioni di calma e tranquillità.
È importante perciò adottare strategie di gestione dello stress, come la meditazione, l'esercizio fisico e la mindfulness, per mitigare questi effetti, riattivare e promuovere una salute migliore.
Il concetto di LOTTA o FUGA ? : mi insegna che
- se lotto contro le mie emozioni, pensando che non siano giuste e appropriate, rinnegandole, innesco un combattimento contro me stesso, di non accettazione. Ma chi vince quando combatti contro te stesso? Finisci per essere esausto e insoddisfatto e sempre più nervoso e ansioso.
- Se invece fuggo da esse o le nascondo, distraendomi con altre attività, o peggio faccio uso di alcool o droghe per sfuggire al continuo rimuginìo dei pensieri, con la mente che non si ferma mai... , loro continuano a convivere dentro di me, si insinuano nel mio corpo, nei miei organi, provocando nel tempo blocchi energetici e disturbi di salute.
Quindi da dove inizio ?
Ma esiste una terza strada : se invece di combattere o scappare rimango ad osservare quali sensazioni mi provoca questa o quell’altra emozione, mandando amore e compassione a me stesso, inizio a guardare la mia ombra come una parte di me che vuole essere ascoltata, che ha un messaggio importante da dirmi.
Ricordo perfettamente quando feci questo la prima volta. Era estate, ero sola in una camera d’albergo, dopo pranzo. Mi misi in ascolto di ciò che urlava dentro di me senza avere via d’uscita.
Invece di reprimere queste emozioni, e distrarmi in qualche modo, questa volta rimasi lì ad osservare il dolore che avevo dentro .
In quel momento mi collegai con l’emozione legata alla solitudine della mia infanzia. Il senso di vuoto mi aveva accompagnato per tutta la mia infanzia e adolescenza .
Fino a quel momento, quando mi accorgevo del mio stato d’animo inquieto e triste,cercavo in modo automatico distrarmi con qualche altra attività , uscendo o guardando la TV o i social, cercando di ingoiare le lacrime.
Invece, questa volta ho iniziato ad osservare le emozioni dentro di me, senza fretta, senza giudizio e con compassione. Ho osservo la mia verità, il mio dolore, la mia paura.
In seguito affrontai i miei mostri UNO PER UNO e accettazione per ciò che era stato. Mandavo compassione e perdono alle persone che facevano parte del mio passato. Ma la cosa più importante che imparai, fu mandare amore a me stessa e alle mie emozioni .
Affrontai così : ansia, insoddisfazione, inadeguatezza, paura, mancanza di autostima, solitudine.
Mi collegavo e le ascoltavo una alla volta, le percepivo dentro il mio corpo, individuavo la posizione del corpo dove si annidiavano, portavo in quel punto il mio respiro e il mio amore, dicendo loro GRAZIE, PERDONAMI, TI AMO, come un mantra, e li lasciavo andare uno alla volta, visualizzando questi blocchi vibrazionali pesanti e scuri che uscivano dal mio corpo e si disperdevano nell’universo.
BAMBINI
Quando abbiamo vissuto nell’infanzia esperienze segnate da rifiuto, abbandono, umiliazione, la nostra psiche crea meccanismi di difesa che ci accompagnano nel corso degli anni. Non siamo consapevoli di quanto queste cicatrici emotive influenzino la nostra vita. Sono come lenti attraverso cui percepiamo la nostra realtà.
Immagina per esempio un bambino che cresce con la sensazione di non essere mai stato veramente apprezzato. Crescendo potrebbe sviluppare la convinzione di non meritare amore e che le sue emozioni non contano.
Oppure un altro bambino che ha vissuto il dolore dell’abbandono potrebbe crescere con il timore costante di essere lasciato solo, portando dentro di sé una paura che condiziona ogni sua relazione.
Se da bambino hai sentito che ti dicevano :
Non capisci niente." (ti sei sentito Svalutato)
Fai come ti dico io." (ti sei sentito Non considerato)
"Sei un peso per me, non ti volevo " (ti sei sentito Non desiderato)
"non sei abbastanza bravo." (Inadeguato)
"non puoi sbagliare." (hai percepito gravare su di te Troppe aspettative)
"Se fai ancora una marachella, ti punisco forte." (Punizioni eccessive)
"non mi interessa quello che dici." (ti sei sentito non ascoltato)
"Non piangere, non è niente, smettila subito." (hai sentito il Rifiuto della tua espressione emotiva)
"Ci penso io, non ti lascio mai fare niente da solo." (Eccessiva protezione)
"devi seguire quello che dico io senza discutere." (Imposizione di valori)
"Se sbagli ancora, non vali niente." (forse ti sei sentito Criticare costantemente)
"Se non stai attento, ti succederà qualcosa di brutto." (forse ti hanno Trasmesso paure o ansie) .
Ti risuona qualcosa ?
Carl Jung , che come abbiamo detto è uno degli innovatori più brillanti nel campo della psicologia e uno degli studiosi più esperti dell’animo umano, ci fa notare che ognuno di noi porta con sé un bagaglio emotivo costruito dall’infanzia composto da parole ed eventi che abbiamo vissuto da bambini. Questo bagaglio ci influenza determinando come agiamo nei rapporti con gli altri e verso noi stessi.
Cosa accade quando decidiamo di fermarci e guardarci dentro riconoscendo quali traumi o accadimenti hanno segnato la nostra infanzia ?
Jung ci invita a riconoscere queste cicatrici e ad affrontarle per poter liberare il nostro io più autentico. Quando prendiamo coscienza di queste ferite possiamo finalmente scegliere di non permettergli più di guidare la nostra vita. Il percorso non è facile, ma ogni passo che facciamo ci avvicina alla libertà emotiva e alla pace interiore.
Ciò che non è reso conscio, o consapevole, guida la nostra vita senza che ce ne accorgiamo.
Oggi, ora, è il primo passo per liberarti da queste catene invisibili e prenderti un momento riflettere. La strada non è dimenticare o seppellire nel profondo di noi stessi, ma nel comprendere e rielaborare.
Quando le ferite dell’infanzia non vengono curate tendono a cristallizzarsi dando vita a una parte di noi che Jung definisce OMBRA. Quella parte di noi che tendiamo a ignorare o reprimere.
Ad esempio una persona che ha vissuto il rifiuto nella sua infanzia finisce per riproporre quel comportamento cercando inconsapevolmente situazioni in cui si sente rifiutato.
Oppure chi è stato umiliato o non apprezzato nell’infanzia potrebbe sviluppare un archetipo di vittima, trovando continuamente ostacoli al successo personale, non sentendosi mai all’altezza.
In questo contesto non si tratta di accusare qualcuno ma di riconoscere che la guarigione arriva solo quando ci confrontiamo con il dolore del passato e lo portiamo alla luce della consapevolezza.
Queste cicatrici interiori si manifestano come ombre formando, come abbiamo visto, blocchi di vibrazioni basse che si insinuano nel nostro corpo.
MOSTRICIATTOLO
Di solito quando proviamo una sensazione di ansia, angoscia, paura, la evitiamo distraendoci da essa più in fretta possibile. Ma in questo modo fuggiamo e per così dire, la nascondiamo sotto il tappeto. Ma essa è ancora l, dentro di noi, e prima o poi si riaffaccerà per mandarmi di nuovo il suo messaggio ‘Hei ! Guardami, sono qui, ho un messaggio importante per te ‘.
Perciò prendo il coraggio di affrontare i miei mostri, i miei demoni, uno per uno .
Invece di evitarli e relegarmi nel ruolo di vittima, gli vado incontro, richiamandoli alla mente, in un momento di tranquillità, e sento cosa hanno da dirmi, li ascolto, li accetto senza giudizio.
Questi mostri possono provocarmi inizialmente dolore, pianto, ma è necessario affrontarli per iniziare il processo di pulizia dalle vibrazioni pesanti. Se continuo a ignorarli, col tempo provocano blocchi energetici e possono portare a squilibri e malattie somatiche.
Inizio così a capire che stavo vivendo in modo automatico, che stavo reagendo a schemi che avevo appreso chissà quando. E magari quegli schemi erano lì per proteggermi in qul momento, ora però questi schemi automatici non mi servono più e non mi permettono di essere felice..
COMPUTER
A me piace paragonarli a programmi software, installati nell’hardware, che è il mio corpo. ora però sono diventati dei virus, che non rispondono più alle mie esigenze, e vanno individuati e cestinati.
In questa slide vediamo 2 tipi di computer:
- il primo è un nuovo modello, un portatile, che però ha già dei programmi deformati dai condizionamenti dell’infanzia che non gli permettono di funzionare bene.
- l’altro, è un modello più datato, che rappresenta il fatto che posso portarmi dentro questi virus per lungo tempo nel corso della mia vita, lasciando che inconsapevolmente influiscano negativamente, impedendomi di vivere una vita piena e soddisfacente.
Ecco alcuni esempi concreti che illustrano come schemi di comportamento automatici, sviluppatisi per proteggere in momenti difficili, possano diventare controproducenti nel presente:
1. Esempio del perfezionista: Era venuta da me una donna che chiameremo Antonia.
Antonia ha sempre cercato di ottenere il massimo nei suoi studi e nel lavoro come modo per sentirsi sicura e accettata. Questo schema di perfezionismo l'ha protetta da critiche e fallimenti durante l’infanzia, dato che riceveva lodi solo quando otteneva risultati eccellenti. Ora, da adulta, questa pressione a essere perfetta le causa ansia e la paralizza in situazioni di lavoro, impedendole di godere dei successi e di vivere esperienze nuove. Grazie al riconoscimento di questa parte della sua ombra ora Antonia riconosce che questo schema non le permette di essere felice e lavoriamo così sull'accettazione dell'imperfezione.
2. oppure Marco, venne da me dopo aver vissuto una relazione traumatica, A causa di questo ha sviluppato un comportamento di evitamento. Si tiene alla larga da nuove amicizie e relazioni romantiche per proteggersi dal dolore. Questo schema lo ha aiutato a evitare sofferenze immediatamente dopo la rottura, ma ora lo porta a sentirsi solo e insoddisfatto. Marco dopo un paio di mesi in cui affronta questi lati di se stesso, riconosce che evitare gli altri non lo protegge, e finalmente decide di affrontare le sue paure, aprendo la porta a nuove relazioni.
3. Un’altra donna che chiameremo Giulia era cresciuta in un ambiente instabile, dove controllare ogni aspetto della sua vita era l'unico modo per sentirsi al sicuro. Da adulta, continuava a controllare ogni dettaglio in relazioni e situazioni lavorative, il che le generava stress e conflitti con gli altri. Questo schema di controllo l'aveva protetta in passato, ma ora la ostacola nel costruire relazioni genuine e nel godere della spontaneità. Dopo alcune riflessioni si rende conto che deve imparare a fidarsi e a lasciarsi andare per trovare la felicità.
Questi esempi mostrano come schemi automatici, sebbene utili in determinati momenti, possano diventare limitanti nel presente, impedendo una vita piena e soddisfacente.
In mio compito è individuare questi virus. Ma qual’è l’anti-virus? E’ la mia consapevolezza che non ha bisogno di aggiornamenti perché si trova sempre nel qui ed ora.
SONO UNA VITTIMA O UN EROE?
Facciamo ora un passo indietro . Abbiamo visto che , chi è stato umiliato o non apprezzato nell’infanzia, potrebbe sviluppare un archetipo di vittima, trovando continuamente ostacoli al successo personale, non sentendosi mai all’altezza. Sentirsi una vittima può derivare da diverse cause, che spesso si intrecciano tra loro. Le più comuni possono essere :
1. Eventi traumatici, come abusi, violenze o perdite significative, possono lasciare una forte impressione e portare a sentimenti di impotenza e vulnerabilità.
2. Crescere in un ambiente di negligenza o instabilità emotiva può insegnare a una persona a percepirsi come vittima. Le dinamiche familiari disfunzionali possono influenzare profondamente l'autopercezione.
3. In alcuni casi possiamo assistere ad una vera e propria ‘Cultura della Lamentela’
In alcuni contesti, esprimere lamentele riguardo a situazioni difficili o ingiuste può essere visto come un modo legittimo per cercare supporto. Ma questo può portare a una normalizzazione della mentalità di vittima, in cui le persone si sentono autorizzate a identificarsi come vittime delle circostanze.
4. Una scarsa autostima può portare a una visione negativa di sé, facendo sentire un individuo incapace di affrontare le sfide e più incline a identificarsi come vittima.
5. Riflettere incessantemente su eventi negativi o ingiustizie subite può alimentare il senso di vittimismo, rendendo difficile vedere alternative o soluzioni.
6. Relazioni con persone che perpetuano il ruolo di vittima possono contribuire a mantenere questa mentalità, creando un ciclo di dipendenza emotiva e vulnerabilità.
In sintesi, sentirsi una vittima è spesso il risultato di una combinazione di esperienze personali, influenze esterne e mancanza di strumenti per affrontare le difficoltà della vita.
Disidentificarsi dal ruolo di vittima è un processo fondamentale per riprendere il controllo della propria vita e promuovere il benessere emotivo.
Ecco alcune strategie per facilitare questo cambiamento:
1. Il primo passo è riconoscere le emozioni associate al sentirsi vittima, come rabbia, tristezza o impotenza. Accettare queste emozioni senza giudicarle è essenziale. Prendersi il tempo per esplorare e comprendere perché ci si sente in questo modo può aiutare a chiarire le esperienze passate.
2. Spesso, sentirsi vittima implica una sensazione di impotenza. Iniziare a riconoscere il proprio potere personale è cruciale. Posso cominciare con piccole azioni quotidiane che mi dimostrano la mia capacità di prendere decisioni importanti per la mia vita. Posso chiedermi: "Cosa posso fare per migliorare la mia situazione?" è un modo efficace per spostare l'attenzione dal sentirsi bloccati a sentirsi attivi.
3. Cambiare la narrazione personale è un passo chiave. Invece di raccontarsi la propria storia evidenziando solo le ingiustizie subite, è utile includere momenti di resilienza, apprendimento e crescita. Ad esempio, si può riflettere su come esperienze difficili hanno contribuito alla propria forza o determinazione.
4. Mi assumo la piena responsabilità delle mie emozioni e delle mie reazioni . Questo è fondamentale. Questo non significa colpevolizzarsi per ciò che è successo in passato, ma devo riconoscere che ho il potere di scegliere come reagire alle circostanze. Questo spostamento di responsabilità può trasformare la percezione di impotenza in una di autonomia.
5. Disidentificarsi dal ruolo di vittima può richiedere l'impostazione di confini sani con le persone o le situazioni che perpetuano questa mentalità. Imparare a dire "no" e proteggere il proprio spazio emotivo è essenziale per costruire una vita più equilibrata e positiva.
6. Parlare con amici, familiari o un professionista può fornire nuove prospettive e supporto nel processo di disidentificazione. A volte, avere qualcuno che ascolta e offre feedback può aiutare a vedere le cose sotto una luce diversa e a sentirsi meno soli.
7. Coltivare una mentalità di gratitudine può essere un potente antidoto al sentirsi vittima. Prendersi del tempo per riflettere su ciò che si apprezza nella propria vita, anche nelle piccole cose, aiuta a spostare l'attenzione dalle difficoltà a ciò che è positivo e arricchente.
8. Coinvolgersi in attività che portano gioia e soddisfazione. Dedico il mio tempo e le mie energie a ciò che amo fare con passione. Ciò che invece devo fare, lo faccio con senso di responsabilità, affrontando ogni impegno con gioia e gratitudine. In questo modo, riesco a trovare soddisfazione e significato in ogni aspetto della mia vita. In ogni attività che compio mi domando : che tipo di vibrazioni sto sentendo dentro di me ? Sono vibrazioni di insoddisfazione o di gioia ? In questo modo rafforzo il senso di amore verso me stesso e riduco il focus sulle ingiustizie passate.
9. Tecniche di mindfulness e meditazione possono aiutare a radicarsi nel presente, riducendo il ruminare su esperienze passate e liberando la mente da pensieri vittimistici. Queste pratiche promuovono una maggiore consapevolezza delle proprie emozioni e reazioni, favorendo un approccio più equilibrato alla vita.
Quindi, disidentificarsi dal ruolo di vittima richiede un impegno attivo per riconoscere e affrontare le proprie emozioni, riformulare la propria narrazione e assumere il controllo della propria vita. Attraverso queste strategie, è possibile trasformare una mentalità di impotenza in una di resilienza e crescita personale.
EROE
Devo immaginarmi come quell’eroe delle fiabe, dei film o dei videogiochi che, completo di armatura, affronta e sconfigge mostri, draghi e demoni.
Quando ci immaginiamo come un eroe che indossa un’armatura, stiamo simbolicamente riconoscendo il nostro potere e la nostra capacità di affrontare le sfide più difficili della vita, inclusi i nostri lati oscuri e le nostre paure.
1.Il Viaggio dell’Eroe
Proprio come un eroe dei film, anche noi intraprendiamo un viaggio. Il viaggio più importante della nostra vita , quello dentro di noi .
Iniziamo questo viaggio nel momento in cui ci rendiamo conto che le nostre "ombre"—le parti di noi stessi che tendiamo a ignorare o a reprimere—richiedono attenzione. Questo è il primo passo verso la consapevolezza, che ci prepara a esplorare le nostre paure e insicurezze.
2. Cosa fa un eroe prima di partire ? Decide che armatura indossare .
L'armatura rappresenta le strategie e le difese che abbiamo sviluppato per proteggerci. Può includere meccanismi di difesa come l’orgoglio, l'evitamento o la negazione. Mentre queste armature possono servirci in momenti di vulnerabilità, è importante riconoscere che, a lungo andare, possono anche impedire la nostra crescita personale. La consapevolezza di queste difese è il primo passo per decidere quali mantenere e quali lasciarle andare.
3. I "mostri", "draghi" e "demoni" rappresentano le nostre paure, traumi e aspetti inaccettabili di noi stessi. Affrontarli richiede coraggio, ma è anche un'opportunità per imparare e crescere. Ogni volta che affrontiamo una paura—sia essa legata all'insicurezza, al fallimento o al rifiuto—stiamo compiendo un passo verso la liberazione e la realizzazione personale. L'eroe non sconfigge i mostri con la forza bruta, ma con la consapevolezza e la comprensione.
4. Il viaggio dell'eroe culmina in una trasformazione. Dopo aver affrontato le proprie ombre, l'eroe emerge più forte e consapevole. Allo stesso modo, quando lavoriamo sulle nostre ombre, possiamo sviluppare una maggiore empatia per noi stessi e per gli altri. Questa trasformazione ci permette di vivere una vita più autentica e significativa, in cui possiamo accettare le nostre imperfezioni e utilizzare le nostre esperienze passate come strumenti di crescita.
5. Infine, l'eroe torna a casa, non come la persona che era prima, ma come qualcuno che ha acquisito saggezza e forza. Questo processo di integrazione delle proprie ombre ci consente di vivere in modo più consapevole e autentico, affrontando le sfide future con maggiore resilienza.
Quindi, immaginarsi come un eroe che affronta le proprie ombre, è un potente atto di auto-potenziamento. Ci ricorda che, sebbene il viaggio possa essere difficile e pieno di ostacoli, è anche un'opportunità per scoprire la nostra vera forza e capacità di trasformazione.
TENENTE COLOMBO
Mi metto anche nei panni di un investigatore che osserva la scena del crimine con la sua lente di ingrandimento, con obiettività e distacco, senza farmi coinvolgere emotivamente.
Mettersi nei panni di un investigatore come il Tenente Colombo rappresenta un approccio profondo e strategico per esplorare le proprie emozioni e pensieri.
1. Osservazione Obiettiva
Il Tenente Colombo è noto per la sua abilità di osservare i dettagli apparentemente insignificanti che gli altri trascurano. Allo stesso modo, quando adottiamo un approccio investigativo nei confronti dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, possiamo imparare a esaminare le nostre esperienze con una lente di ingrandimento. Ciò ci consente di identificare schemi ricorrenti, reazioni automatiche e influenze esterne che possono influenzare il nostro comportamento. Questa osservazione oggettiva ci aiuta a distaccarci da un coinvolgimento emotivo immediato, offrendo una prospettiva più chiara su ciò che sta accadendo dentro di noi.
2. Non Identificarsi con i Pensieri
L'idea che "io non sono i miei pensieri e le mie emozioni" è fondamentale per la crescita personale. Spesso, ci identifichiamo con le nostre emozioni negative o con i pensieri critici, permettendo loro di definirci. Adottando la mentalità di un investigatore, possiamo riconoscere che i nostri pensieri e sentimenti sono solo eventi temporanei, non la nostra essenza. Questo distacco ci permette di osservare i nostri stati d'animo senza giudizio, riducendo il potere che hanno su di noi.
3. Riflessione sulle Prove
Colombo raccoglie prove e testimonianze per formare un quadro chiaro della situazione. Allo stesso modo, possiamo riflettere sulle esperienze passate, analizzando come abbiamo reagito a determinate situazioni. Questo processo di raccolta di "prove" ci permette di comprendere meglio le nostre reazioni e di identificare eventuali modelli disfunzionali. Con questa consapevolezza, possiamo iniziare a fare scelte più consapevoli e deliberate.
4. Distacco Emotivo e Compassione
Il distacco emotivo non significa essere insensibili; al contrario, ci permette di affrontare le emozioni con maggiore compassione. Proprio come Colombo non si lascia influenzare dalle emozioni delle persone coinvolte nel caso, noi possiamo imparare a osservare le nostre emozioni senza giudizio. Questo approccio ci consente di essere più gentili con noi stessi, riconoscendo che è normale provare una gamma di emozioni senza doverle reprimere o ignorare.
5. Risoluzione dei Conflitti Interni
Un investigatore cerca di risolvere i misteri e i conflitti. Quando affrontiamo le nostre ombre e i nostri conflitti interni con l'atteggiamento di Colombo, possiamo identificare le cause profonde delle nostre emozioni. Questo processo di investigazione ci permette di lavorare su questioni irrisolte e di trovare soluzioni più efficaci, piuttosto che rimanere intrappolati in reazioni automatiche.
6. Crescita Personale
Infine, l'approccio investigativo ci offre l'opportunità di crescere e trasformarci. Ogni volta che esploriamo i nostri pensieri e le nostre emozioni con obiettività, ci allontaniamo dalla mentalità di vittima e ci avviciniamo a quella di protagonista della nostra vita. In questo modo, ci diamo il permesso di cambiare e di evolvere, affrontando le sfide con una nuova prospettiva.
Quindi , adottare la mentalità di un investigatore come il Tenente Colombo ci offre gli strumenti per esplorare la nostra interiorità con obiettività e distacco. Ci aiuta a riconoscere che i nostri pensieri e le nostre emozioni sono solo una parte di noi ma non ci definiscono come persona. Questa consapevolezza ci consente di affrontare le esperienze con una maggiore compassione, promuovendo il nostro benessere e la nostra crescita personale.
Auto oggettivazione
Fino ad ora abbiamo riflettuto sul nostro sguardo interiore, per riuscire ad entrare in contatto con le nostre emozioni e paure e come trattarle.
Ma i pensieri nella nostra mente scorrono costantemente, come un fiume in piena.
Sapete quanti pensieri passano per la nostra mente ogni giorno? In media 6.000 pensieri al giorno, senza contare le ore di sonno in cui la nostra mente continua a lavorare.
Immagina di stare camminando sola per la strada. Attorno a te ci sono persone che ti osservano. A cosa pensi? Forse ti senti in imbarazzo, magari ti aggiusti i capelli o ti sistemi il vestito.... Oppure pensi che ti osservano per il tuo bel aspetto.
Oppure sei connesso col tuo interno e guardi a tua volta quelle persone pensando a quali pensieri e sensazioni ti ispirano andando oltre la loro immagine esteriore….
La questione dell'angolazione di osservazione è di fondamentale importanza nella comprensione del nostro io e della nostra percezione.
Ci sono due prospettive principali da considerare: l'osservazione interna, che implica un'introspezione profonda, e l'osservazione esterna, che si riferisce a come ci percepiamo attraverso gli occhi degli altri.
Quando ci osserviamo da una prospettiva esterna, tendiamo a focalizzarci su come siamo percepiti dagli altri, influenzati da norme sociali e aspettative esterne. Questa modalità di osservazione può portare a una forma di auto-critica negativa, in cui ci sentiamo costantemente giudicati e misurati in base ai criteri altrui.
Come suggerisce la psicologia sociale, questa esperienza è legata al concetto di "auto-oggettivazione", dove l'individuo si percepisce come un oggetto da osservare piuttosto che come un soggetto attivo e autonomo.
Ogni volta che mi sorprendo a osservare me stesso dall’esterno, devo ricordare che non posso sapere cosa gli altri pensano di me. Quello che credo che gli altri pensino di me, sicuramente, è sbagliato o comunque non completamente vero.
Al contrario, l'osservazione interna ci invita a esplorare i nostri sentimenti, pensieri e reazioni emotive. Questa pratica di introspezione è cruciale per lo sviluppo dell'autoconsapevolezza, un elemento chiave per il benessere psicologico.
In una società sempre più connessa, dove i social media amplificano la nostra tendenza a osservare noi stessi attraverso l'occhio di un pubblico, è fondamentale riportare l'attenzione all'interno. Chiedersi: "Cosa sento veramente in questo momento?" o "Quali sono i miei pensieri in questo momento?" può aiutarci a costruire una connessione più profonda con noi stessi e a sviluppare un senso di identità più solido e autentico.
Durante la giornata quindi porsi le domande come "Da che angolazione mi osservo? Come mi percepisco ? Mi osservo dall’interno o dall’esterno? non è solo un esercizio di riflessione, ma un invito a riscoprire la nostra autenticità.
Abbracciare l'osservazione interna mi consente di vivere in modo più consapevole, liberandomi dal peso delle aspettative esterne e favorendo il mio benessere psicologico duraturo.
Ora vediamo COME I RUOLI E LE IDENTIFICAZIONI influenzano la nostra vita.
Fin dalla prima infanzia, l'essere umano è spinto istintivamente a cercare l'accettazione degli altri. Questo impulso è radicato in una necessità fondamentale di appartenenza, che è cruciale per la nostra sopravvivenza e sviluppo.
Infatti secondo il noto psicologo Abraham Maslow, il bisogno di appartenere e di essere accettati è uno dei fondamenti della famosa "Gerarchia dei bisogni", che suggerisce che, dopo i bisogni fisiologici e di sicurezza, le relazioni appaganti diventano essenziali per il benessere psicologico .
Durante la crescita, spesso impariamo a comportarci in modi che ci rendano più “accettabili” agli occhi degli altri. Impariamo che per essere amati e apprezzati dobbiamo essere disponibili e ben educati.
Questa forma di adattamento sociale, sebbene possa facilitare le relazioni, può anche portare a una disconnessione dalle nostre emozioni più autentiche. Molte persone sono portate, a causa della loro sensibilità, a sacrificare la loro voce interiore per compiacere gli altri .
Quando diventiamo adulti, può emergere una consapevolezza inquietante: ci siamo identificati così profondamente con i ruoli che svolgiamo e con le percezioni altrui, che abbiamo trascurato di esplorare chi siamo veramente.
Questa identificazione con i ruoli esterni può portare a una crisi di identità, dove ci si sente disconnessi da se stessi e dalle proprie emozioni.
L'autenticità richiede il coraggio di essere vulnerabili e di abbracciare le proprie emozioni, piuttosto che nasconderle dietro una facciata di conformità sociale.
Inoltre, il concetto di "auto-oggettivazione" evidenzia come la costante preoccupazione per l'immagine che diamo agli altri possa limitare la nostra capacità di auto-esplorazione e di connessione emotiva.
Questo fenomeno può portare a una vita in cui le decisioni sono guidate dalla paura del giudizio altrui piuttosto che da una vera comprensione e accettazione di sé.
E’ cruciale riconoscere l'importanza di connettersi con le proprie emozioni e di riscoprire il nostro io autentico.
Solo attraverso questa auto-esplorazione possiamo iniziare a liberarci dai vincoli delle aspettative sociali e costruire relazioni più genuine e soddisfacenti, sia con noi stessi che con gli altri.
La chiave per un'esistenza autentica risiede nella capacità di rimanere in contatto con le proprie emozioni, permettendoci di vivere non solo per compiacere, ma per esprimere chi siamo veramente.